Evento concluso. Grazie per aver partecipato.
PERUGIA - BEST WESTERN HOTEL QUATTROTORRI
Dermoscopy PRO '23
ADVANCED MEETING
21-23 settembre
L'EVENTO
IL DERMOSCOPY PRO
Archiviate le celebrazioni per il ventennale del DermoscopyPRO (“Gubbio 20th Anniversary – 22/24 settembre 2022), il Meeting di Dermoscopia più fortunato e longevo del nostro Paese propone per il 2023 un’autentica novità nell’ambito della tradizione del DermoscopyForum.
Come è noto la formula dell’ Advanced Meeting è basata da sempre sulla ponderata scelta, da parte dei due Chairmen Saturnino Gasparini e Gian Luigi Giovene, di argomenti e relatori funzionali allo sviluppo di un tema precostituito ed organico, in grado di dare ad ogni edizione un “colore” differente ed originale.
Per una volta, invece, l’Advanced Meeting 2023 (“My Very Best”) vuole rappresentare un tributo speciale ai suoi prestigiosi relatori, cui è stato chiesto di proporre in piena autonomia le Lectures che ritengono le loro migliori di sempre. Un’imperdibile collezione di assolute performances insomma, che per gli argomenti trattati mantiene comunque un’invidiabile coerenza didascalica.
Il programma infatti si articola su tre grandi aree tematiche.
La prima è dedicata alla Oncodermoscopia, vale a dire la più antica ed estesa applicazione della metodica, che si soffermerà quest’anno sugli aspetti dermoscopici e gestionali dei nevi congeniti, sul nevo displastico, sulle lesioni spitzoidi e su quelle acromiche/ipocromiche, sul melanoma sottile metastatizzante, su quello su nevo preesistente, sul melanoma pediatrico e su svariate altre entità clinico-dermoscopiche di tipo oncologico di grande interesse e criticità diagnostica.
La seconda area tematica è dedicata alla Dermoscopia Topografica, con approfondimenti distrettuali per le lesioni mammarie, auricolari, mucose, ungueali e delle aree di transizione, così peculiari e non di rado insidiosi nell’ambito della semeiotica dermoscopica.
La terza area tematica è costituita dalla Dermoscopia in Dermatologia Generale, delle tre sicuramente la più recente ed in via di vertiginoso sviluppo. Si partirà dall’età pediatrica, passando attraverso l’attualissimo settore dell’Infettivoscopia, per poi soffermarsi ampiamente su quello dell’ Inflammoscopia, forse il più interessante attualmente non solo perché permette il più delle volte una diagnosi di certezza senza dover ricorrere al prelievo istologico, ma anche perché – è il caso della psoriasi – permette un monitoraggio terapeutico ottimale per il raggiungimento ed il mantenimento dei risultati auspicati.
Non mancheranno topics di grande attualità, quali quelli in campo estetico (Dermoscopia e Laser; Utilità della dermoscopia nella scelta del trattamento delle cictrici ipertrofiche e cheloidee) e quelli medico-legali (Quando perdi un melanoma:aspetti medico legali).
Alla fine del percorso didattico, il discente dovrà essere in grado di:
- Affrontare adeguatamente la diagnosi dermoscopica dei tumori cutanei di natura melanocitaria, non melanocitaria e metastatica.
- Orientarsi al meglio nella diagnosi dermoscopica in distretti particolari quali quello mammario, dell’orecchio, delle mucose, delle unghie e delle aree di transizione.
- Affiancare all’esame clinico quello dermoscopico nella diagnosi e nel monitoraggio terapeutico di svariate dermopatie di carattere infiammatorio ed infettivo.
Scopri l’edizione 2024Come è noto la formula dell’ Advanced Meeting è basata da sempre sulla ponderata scelta, da parte dei due Chairmen Saturnino Gasparini e Gian Luigi Giovene, di argomenti e relatori funzionali allo sviluppo di un tema precostituito ed organico, in grado di dare ad ogni edizione un “colore” differente ed originale.
Per una volta, invece, l’Advanced Meeting 2023 (“My Very Best”) vuole rappresentare un tributo speciale ai suoi prestigiosi relatori, cui è stato chiesto di proporre in piena autonomia le Lectures che ritengono le loro migliori di sempre. Un’imperdibile collezione di assolute performances insomma, che per gli argomenti trattati mantiene comunque un’invidiabile coerenza didascalica.
Il programma infatti si articola su tre grandi aree tematiche.
La prima è dedicata alla Oncodermoscopia, vale a dire la più antica ed estesa applicazione della metodica, che si soffermerà quest’anno sugli aspetti dermoscopici e gestionali dei nevi congeniti, sul nevo displastico, sulle lesioni spitzoidi e su quelle acromiche/ipocromiche, sul melanoma sottile metastatizzante, su quello su nevo preesistente, sul melanoma pediatrico e su svariate altre entità clinico-dermoscopiche di tipo oncologico di grande interesse e criticità diagnostica.
La seconda area tematica è dedicata alla Dermoscopia Topografica, con approfondimenti distrettuali per le lesioni mammarie, auricolari, mucose, ungueali e delle aree di transizione, così peculiari e non di rado insidiosi nell’ambito della semeiotica dermoscopica.
La terza area tematica è costituita dalla Dermoscopia in Dermatologia Generale, delle tre sicuramente la più recente ed in via di vertiginoso sviluppo. Si partirà dall’età pediatrica, passando attraverso l’attualissimo settore dell’Infettivoscopia, per poi soffermarsi ampiamente su quello dell’ Inflammoscopia, forse il più interessante attualmente non solo perché permette il più delle volte una diagnosi di certezza senza dover ricorrere al prelievo istologico, ma anche perché – è il caso della psoriasi – permette un monitoraggio terapeutico ottimale per il raggiungimento ed il mantenimento dei risultati auspicati.
Non mancheranno topics di grande attualità, quali quelli in campo estetico (Dermoscopia e Laser; Utilità della dermoscopia nella scelta del trattamento delle cictrici ipertrofiche e cheloidee) e quelli medico-legali (Quando perdi un melanoma:aspetti medico legali).
Alla fine del percorso didattico, il discente dovrà essere in grado di:
- Affrontare adeguatamente la diagnosi dermoscopica dei tumori cutanei di natura melanocitaria, non melanocitaria e metastatica.
- Orientarsi al meglio nella diagnosi dermoscopica in distretti particolari quali quello mammario, dell’orecchio, delle mucose, delle unghie e delle aree di transizione.
- Affiancare all’esame clinico quello dermoscopico nella diagnosi e nel monitoraggio terapeutico di svariate dermopatie di carattere infiammatorio ed infettivo.
Relatori
SESSIONI DINAMICHE, INTERATTIVE E PRATICHE
Dr. Paolo Broganelli
Relatore
Dr. Valerio Cirfera
Relatore
Prof. Vincenzo De Giorgi
Relatore
Dr. Alessandro Di Stefani
Relatore
Dr. Enzo Errichetti
Relatore
Dr. Gerardo Ferrara
Relatore
Dr. Giulio Ferranti
Relatore
Dr. Saturnino GASPARINI
Relatore
Dr. GIAN LUIGI GIOVENE
Relatore
Prof. Giovanni Pellacani
Relatore
Dr. Domenico Piccolo
Relatore
IL PROGRAMMA
Perugia - Hotel Quattrotorri 21/23 settembre 2023
#Giorno 1
Giovedì 21
SETTEMBRE
SETTEMBRE
15.00
S. Gasparini
La dermoscopia è una metodica non invasiva in grado di migliorare l’accuratezza diagnostica nei confronti del melanoma e delle neoplasie cutanee in genere.
Grazie alla realizzazione e diffusione di corsi e seminari specifici per la metodica è diffusa tra i dermatologi di tutto il mondo.
Gli specialisti che utilizzano di routine la demoscopia nella pratica clinica sentono sempre più la necessità di confrontarsi con situazioni clinico/dermoscopiche complesse o di difficile gestione.
La capacità di valutazione e di conseguenza il corretto management delle lesioni sottoposte ad indagine dermoscopica sono strettamente correlati all’addestramento ed al livello di esperienza dell’operatore. Di qui l’importanza, per gli utilizzatori della metodica, di partecipare a corsi teorico-pratici avanzati di demoscopia rivolti a soddisfare la necessità di affinare le proprie capacità diagnostiche e gestionali mediante percorsi clinici simulati.
Le conclusioni diagnostiche rappresentano il momento cruciale dell’esame dermoscopico.
Nella pratica clinica gli interrogativi cui rispondere rapidamente e correttamente sono: tipico o atipico, benigno o maligno? Monitorare o asportare? Dietro ogni lesione può celarsi l’insidia, il dubbio interpretativo che condiziona inevitabilmente le scelte strategiche finali.
Il Quiz interattivo, che apre e chiude il meeting, rappresenta un momento importante di confronto per il discente. Una sorta di secca autovalutazione delle proprie competenze diagnostiche e delle conseguenti scelte gestionali. Dietro l’aspetto ludico del quiz, che prevede un premio finale, si cela, in realtà, la sfida concreta della diagnosi di neoformazioni cutanee con le quali lo specialista è chiamato a confrontarsi ogni giorno.
CHIUDI FINESTRAGrazie alla realizzazione e diffusione di corsi e seminari specifici per la metodica è diffusa tra i dermatologi di tutto il mondo.
Gli specialisti che utilizzano di routine la demoscopia nella pratica clinica sentono sempre più la necessità di confrontarsi con situazioni clinico/dermoscopiche complesse o di difficile gestione.
La capacità di valutazione e di conseguenza il corretto management delle lesioni sottoposte ad indagine dermoscopica sono strettamente correlati all’addestramento ed al livello di esperienza dell’operatore. Di qui l’importanza, per gli utilizzatori della metodica, di partecipare a corsi teorico-pratici avanzati di demoscopia rivolti a soddisfare la necessità di affinare le proprie capacità diagnostiche e gestionali mediante percorsi clinici simulati.
Le conclusioni diagnostiche rappresentano il momento cruciale dell’esame dermoscopico.
Nella pratica clinica gli interrogativi cui rispondere rapidamente e correttamente sono: tipico o atipico, benigno o maligno? Monitorare o asportare? Dietro ogni lesione può celarsi l’insidia, il dubbio interpretativo che condiziona inevitabilmente le scelte strategiche finali.
Il Quiz interattivo, che apre e chiude il meeting, rappresenta un momento importante di confronto per il discente. Una sorta di secca autovalutazione delle proprie competenze diagnostiche e delle conseguenti scelte gestionali. Dietro l’aspetto ludico del quiz, che prevede un premio finale, si cela, in realtà, la sfida concreta della diagnosi di neoformazioni cutanee con le quali lo specialista è chiamato a confrontarsi ogni giorno.
Apertura dei Lavori e Presentazione del Meeting
"A voi la diagnosi" Quiz interattivo con premiazione finale
"A voi la diagnosi" Quiz interattivo con premiazione finale
S. Gasparini
15.30
G. Ferrara
L’approccio analitico in dermoscopia è basato su un algoritmo ormai ben noto:
1. Identificazione di criteri per lesione melanocitica
2. Valutazione delle caratteristiche dermoscopiche locali per la diagnosi differenziale clinica tra ciò che è sicuramente benigno e ciò che invece è atipico
3. In mancanza di criteri per lesione melanocitiaria, identificazione di criteri per lesione non melanocitaria
4. Valutazione dei criteri diagnostici specifici
5. In mancanza di criteri, considerare prudenzialmente la lesione come melanocitica ‘featureless’.
In realtà, con la esperienza l’osservatore è in grado di identificare patterns ricorrenti di specifiche entità senza ricorrere ad una analisi dettagliata.
Un approccio combinato analitico-euristico può essere utilizzabile anche per la correlazione clinicopatologica: ogni lesione va clinicamente documentata prima della asportazione, dopodiché le immagini cliniche; nel caso in cui, con approccio ‘euristico’ la clinica non dovesse essere ‘consistente’ con il referto istologico, si passerà ad una disamina analitica di tutti i dettagli del caso
CHIUDI FINESTRA1. Identificazione di criteri per lesione melanocitica
2. Valutazione delle caratteristiche dermoscopiche locali per la diagnosi differenziale clinica tra ciò che è sicuramente benigno e ciò che invece è atipico
3. In mancanza di criteri per lesione melanocitiaria, identificazione di criteri per lesione non melanocitaria
4. Valutazione dei criteri diagnostici specifici
5. In mancanza di criteri, considerare prudenzialmente la lesione come melanocitica ‘featureless’.
In realtà, con la esperienza l’osservatore è in grado di identificare patterns ricorrenti di specifiche entità senza ricorrere ad una analisi dettagliata.
Un approccio combinato analitico-euristico può essere utilizzabile anche per la correlazione clinicopatologica: ogni lesione va clinicamente documentata prima della asportazione, dopodiché le immagini cliniche; nel caso in cui, con approccio ‘euristico’ la clinica non dovesse essere ‘consistente’ con il referto istologico, si passerà ad una disamina analitica di tutti i dettagli del caso
Approccio analitico vs approccio euristico
G. Ferrara
16.00
A. Di Stefani
A volte le lesioni cutanee comuni possono presentare presentazioni rare a causa di alcune caratteristiche quali età, numero, posizione, caratteristiche, colore e storia e questo può portare a problemi di diagnosi differenziale. Ciò può comportare nessuna grave conseguenza per il paziente configurando solo un’insidia diagnostica, una lesione ingannevole o solo una curiosità dermatoscopica. Altre volte invece possono determinarsi anche gravi conseguenze per il paziente configurando un falso positivo, un overtreatment e quindi bisogna fare attenzione!
CHIUDI FINESTRAAspetti insoliti di diagnosi più solite
A. Di Stefani
16.30
G. Pellacani
Nell’infanzia si riscontrano raramente lesioni pigmentate. Le lesioni di più frequente riscontro sono i nevi congeniti. I nevi congeniti solitamente sono classificati sulla base delle loro dimensioni in piccoli, medi e grandi. Mentre è comunemente accettato che un melanoma possa insorgere su un nevo congenito di grandi dimensioni, la possibilità di trasformazione dei nevi congeniti piccoli o medi rimane ancora controversa. La dermoscopia, che consente l'osservazione di strutture subepidermiche, ha consentito l'identificazione di aspetti caratteristici di lesioni pigmentate di diversa natura, quali reticolo target e reticolo frammentato o ispessito, globuli target, aree iperpigmentate, vasi target ed altri. La gestione del nevo congenito, in assenza di dati specifici, deve basarsi sui comuni criteri dermoscopici, optando per asportazione o biopsia per qualsiasi lesione presenti pattern atipici o per cui siano riferite modificazioni di struttura, mentre risulterà sufficiente un controllo periodico per quelle lesioni senza partricolari atipie dermoscopiche.
CHIUDI FINESTRAAspetti dermoscopici e gestionali dei nevi congeniti
G. Pellacani
17.00
G. Ferrara
Il nevo displastico, inizialmente descritto come ‘B-K mole syndrome’ come lesione melanocitica presente in forma multipla in membri di famiglie con melanoma, successivamente descritta anche come lesione solitaria in individui senza storia familiare di melanoma, viene descritto come una lesione clinicamente differente rispetto al nevo comune in quanto: appare intorno all’età puberale o durante l’infanzia; ha comportamento dinamico durante la vita adulta; compare per tutta la vita, anche oltre la IV decade; appare sovente come “brutto anatroccolo”.
I criteri istologici sono invece assai meno definiti e sono stati anche soggetti a continui rimaneggiamenti nell’arco dei decenni. Possiamo definire come criteri di atipia architetturale: la, la fibroplasia subepidermica (concentrica o lamellare), iperplasia melanocitica lentigginosa con cellule fusate o epitelioidi aggregate in teche di forma e dimensioni irregolari, la formazione di ponti tra le creste interpapillari dell’epidermide; l’atipia citologica è variabile ed è il fattore cruciale per il ‘grading’ di queste lesioni. Considerando la nosologia del melanoma e la sua frequente (circa 75% dei casi) insorgenza de novo, il nevo displastico può essere considerato un precursore infrequente e per nulla obbligato del melanoma, nonché un ‘marcatore di rischio melanoma’ nel contesto clinico di nevi numerosi.
CHIUDI FINESTRAI criteri istologici sono invece assai meno definiti e sono stati anche soggetti a continui rimaneggiamenti nell’arco dei decenni. Possiamo definire come criteri di atipia architetturale: la, la fibroplasia subepidermica (concentrica o lamellare), iperplasia melanocitica lentigginosa con cellule fusate o epitelioidi aggregate in teche di forma e dimensioni irregolari, la formazione di ponti tra le creste interpapillari dell’epidermide; l’atipia citologica è variabile ed è il fattore cruciale per il ‘grading’ di queste lesioni. Considerando la nosologia del melanoma e la sua frequente (circa 75% dei casi) insorgenza de novo, il nevo displastico può essere considerato un precursore infrequente e per nulla obbligato del melanoma, nonché un ‘marcatore di rischio melanoma’ nel contesto clinico di nevi numerosi.
Nevo displastico
G. Ferrara
17.30
Coffee break
18.00
G.L. Giovene
Le lesioni spitzoidi rappresentano un gruppo controverso e stimolante di tumori melanocitari cutanei, in termini di riconoscimento clinico, comportamento biologico e strategie gestionali.
Sebbene i nevi di Spitz siano considerati tumori benigni, il loro overlap morfologico clinico-dermoscopico con il melanoma spitzoide rende il managment delle lesioni spitzoidi quanto mai difficile.
La controversia si approfondisce ulteriormente per l’esistenza di tumori spitzoidi che non possono essere in tutta sicurezza collocati istopatologicamente nell’ambito della benignità o della malignità (“tumori di Spitz atipici”).
Pertanto possiamo considerare le lesioni spitzoidi un articolato spettro di entità con differente comportamento biologico, ai cui estremi si collocano il nevo benigno di Spitz/Reed da un lato, il melanoma spitzoide dall’altro, ed in mezzo i tumori spitzoidi atipici.
A livello dermoscopico, il nevo di Spitz/Reed presenta due pattern predominanti: il pattern globulare, generalmente associato al nevo di Spitz desmoplastico, ed il pattern starburst, associato al nevo di Reed.
Pattern dermoscopici meno comuni includono il pattern nero omogeneo, il pattern rosa omogeneo (caratterizzato da vasi puntiformi o irregolari) ed il pattern a rete inversa.
Quest’ultimo è caratterizzato da linee ipopigmentate che si intersecano a formare una sorta di rete chiara che circoscrive strutture pigmentate simil-globulari o vasi puntoformi e che può essere associata a strutture cristalline o strie biancastre brillanti (sotto polarizzazione).
I tumori di Spitz atipici ed I melanomi spitzoidi presentano gli stessi pattern del nevo di Spitz, ma in genere con disposizione progressivamente più irregolare/asimmetrica e disordinata.
CHIUDI FINESTRASebbene i nevi di Spitz siano considerati tumori benigni, il loro overlap morfologico clinico-dermoscopico con il melanoma spitzoide rende il managment delle lesioni spitzoidi quanto mai difficile.
La controversia si approfondisce ulteriormente per l’esistenza di tumori spitzoidi che non possono essere in tutta sicurezza collocati istopatologicamente nell’ambito della benignità o della malignità (“tumori di Spitz atipici”).
Pertanto possiamo considerare le lesioni spitzoidi un articolato spettro di entità con differente comportamento biologico, ai cui estremi si collocano il nevo benigno di Spitz/Reed da un lato, il melanoma spitzoide dall’altro, ed in mezzo i tumori spitzoidi atipici.
A livello dermoscopico, il nevo di Spitz/Reed presenta due pattern predominanti: il pattern globulare, generalmente associato al nevo di Spitz desmoplastico, ed il pattern starburst, associato al nevo di Reed.
Pattern dermoscopici meno comuni includono il pattern nero omogeneo, il pattern rosa omogeneo (caratterizzato da vasi puntiformi o irregolari) ed il pattern a rete inversa.
Quest’ultimo è caratterizzato da linee ipopigmentate che si intersecano a formare una sorta di rete chiara che circoscrive strutture pigmentate simil-globulari o vasi puntoformi e che può essere associata a strutture cristalline o strie biancastre brillanti (sotto polarizzazione).
I tumori di Spitz atipici ed I melanomi spitzoidi presentano gli stessi pattern del nevo di Spitz, ma in genere con disposizione progressivamente più irregolare/asimmetrica e disordinata.
Lesioni spitzoidi
G.L. Giovene
18.30
D. Piccolo
Le lesioni acromiche o ipocromiche di natura melanocitaria e non, sono quelle che metono spesso in crisi il dermatologo perché presentano similitudini con altri tpi di lesioni benigne e maligne, in partcolare il melanoma. Tale difcoltà diagnostca è dovuta alla presenza di carateristche cliniche e dermatoscopiche lievi e spesso confondent che possono indurre all’errore diagnostco. In assenza completa di pigmentazione l’esame dermoscopico si base esclusivamente sul patern vascolare. In presenza di patern vascolari polimorf difcilmente distnguibili da quelli del melanoma o modifcazioni.
CHIUDI FINESTRALesioni acromiche ed ipocromiche
D. Piccolo
19.00
G.L. Giovene, S. Gasparini
Gian Luigi Giovene
CASO 1
Paziente di anni 20, di sesso femminile, presenta da tempo imprecisato una lesione pigmentata di circa 8 mm di diametro a livello del dorso. La lesione è andata nel tempo rilevandosi. Clinicamente la lesione appare scura e lievemente disomogenea. Alla dermoscopia presenta un pattern ad acciottolato. Le conclusioni diagnostiche sono quelle di un nevo congenito.
CASO 2
Paziente di 26 anni, maschio, presenta al fianco destro una lesione pigmentata con corona di globuli periferici. Viene scelto un monitoraggio a 4 mesi, che evidenzierà lieve incremento dimensionale, senza altri caratteri di atipia, motivo per cui si decide per un ulteriore follow up, al termine del quale la lesione mostra segni di maturazione. Si tratta di un nevo di Clark di tipo composto.
Gasparini
CASO 1
paziente di sesso femminile, 48 anni
E.O.: lesione papulo/nodulare, nero/bluatra della gamba dx
Aspetti dermoscopici: lacune ovoidali di colore blu scuro e nero delimitate da aree biancastre, velo bianco-blu, ulcerazioni e squame superficiali
Terapia: rimozione chirurgica in anestesia locale mediante shave
Diagnosi istologica : Angiocheratoma
CASO 2
paziente di sesso femminile, 62 anni
E.O.: lesione papulosa, rossastra della faccia posteriore della coscia sx
Aspetti dermoscopici: Vasi puntiformi, disposti in filiere organizzate a disegnare un reticolo (pattern a collana di perle)
Terapia: rimozione chirurgica in anestesia locale mediante exeresi a losanga
Diagnosi istologica: Acantoma a cellule chiare
CHIUDI FINESTRACASO 1
Paziente di anni 20, di sesso femminile, presenta da tempo imprecisato una lesione pigmentata di circa 8 mm di diametro a livello del dorso. La lesione è andata nel tempo rilevandosi. Clinicamente la lesione appare scura e lievemente disomogenea. Alla dermoscopia presenta un pattern ad acciottolato. Le conclusioni diagnostiche sono quelle di un nevo congenito.
CASO 2
Paziente di 26 anni, maschio, presenta al fianco destro una lesione pigmentata con corona di globuli periferici. Viene scelto un monitoraggio a 4 mesi, che evidenzierà lieve incremento dimensionale, senza altri caratteri di atipia, motivo per cui si decide per un ulteriore follow up, al termine del quale la lesione mostra segni di maturazione. Si tratta di un nevo di Clark di tipo composto.
Gasparini
CASO 1
paziente di sesso femminile, 48 anni
E.O.: lesione papulo/nodulare, nero/bluatra della gamba dx
Aspetti dermoscopici: lacune ovoidali di colore blu scuro e nero delimitate da aree biancastre, velo bianco-blu, ulcerazioni e squame superficiali
Terapia: rimozione chirurgica in anestesia locale mediante shave
Diagnosi istologica : Angiocheratoma
CASO 2
paziente di sesso femminile, 62 anni
E.O.: lesione papulosa, rossastra della faccia posteriore della coscia sx
Aspetti dermoscopici: Vasi puntiformi, disposti in filiere organizzate a disegnare un reticolo (pattern a collana di perle)
Terapia: rimozione chirurgica in anestesia locale mediante exeresi a losanga
Diagnosi istologica: Acantoma a cellule chiare
Discussione
19.15
Fine dei lavori
#Giorno 2
Venerdì 22
SETTEMBRE
SETTEMBRE
09.00
V. De Giorgi
Il melanoma è definito sottile fino a 1 mm di spessore di Breslow e costituisce, ad oggi, una porzione rilevante (70-80%) dei melanomi di nuova diagnosi, registrando un incremento della sua incidenza a livello mondiale.
Secondo il sistema di stadiazione AJCC (8° edizione), gli stadi IA (early stage) presentano una Melanoma-Specific Survival (MSS) del 99% a 5 anni e del 98% a 10 anni, suggerendo una prognosi eccellente per i pazienti con tumore primitivo pT1(Figura 9).
Per quanto riguarda lo status del linfonodo sentinella, i melanomi sottili presentano percentuali di positività relativamente basse: < 5% nei tumori con spessore < 0.8 mm, non ulcerati e fino al 12% nei tumori con spessore da 0.8 a 1.00 mm.
Nonostante la prognosi favorevole, una piccola quota di melanomi sottili può andare incontro a progressione di malattia, sviluppando metastasi regionali e a distanza (5-15%), talvolta risultando letali (5%). Per tali motivi, i melanomi sottili, data la loro elevata incidenza (70-80% dei melanomi di nuova diagnosi), contribuiscono in maniera rilevante alla mortalità melanoma-correlata, rappresentando fino al 25%dei decessi.
Durante la relazione si affronteranno le caratteristiche clinico-dermoscopiche ed istopatologiche dei melanomi sottili con spessore di Breslow0.8 mm, metastatici, al fine di cercare di individuare fra tutti i pazienti “early stage” quelli che ricevono una diagnosi iniziale di melanoma a basso rischio di recidiva e metastasi, che invece poi presentano nel tempo una progressione di malattia con una prognosi sfavorevole in termini di sopravvivenza del tutto sovrapponibile a quella dei melanomi più spessi.
Queste considerazioni sottolineano i rischi variabili associati ai melanomi pT1 e confermano la necessità di stabilire un percorso assistenziale adeguato a questo particolaresottotipo di pazienti, soprattutto in termini di monitoraggio a lungo termine.
CHIUDI FINESTRASecondo il sistema di stadiazione AJCC (8° edizione), gli stadi IA (early stage) presentano una Melanoma-Specific Survival (MSS) del 99% a 5 anni e del 98% a 10 anni, suggerendo una prognosi eccellente per i pazienti con tumore primitivo pT1(Figura 9).
Per quanto riguarda lo status del linfonodo sentinella, i melanomi sottili presentano percentuali di positività relativamente basse: < 5% nei tumori con spessore < 0.8 mm, non ulcerati e fino al 12% nei tumori con spessore da 0.8 a 1.00 mm.
Nonostante la prognosi favorevole, una piccola quota di melanomi sottili può andare incontro a progressione di malattia, sviluppando metastasi regionali e a distanza (5-15%), talvolta risultando letali (5%). Per tali motivi, i melanomi sottili, data la loro elevata incidenza (70-80% dei melanomi di nuova diagnosi), contribuiscono in maniera rilevante alla mortalità melanoma-correlata, rappresentando fino al 25%dei decessi.
Durante la relazione si affronteranno le caratteristiche clinico-dermoscopiche ed istopatologiche dei melanomi sottili con spessore di Breslow0.8 mm, metastatici, al fine di cercare di individuare fra tutti i pazienti “early stage” quelli che ricevono una diagnosi iniziale di melanoma a basso rischio di recidiva e metastasi, che invece poi presentano nel tempo una progressione di malattia con una prognosi sfavorevole in termini di sopravvivenza del tutto sovrapponibile a quella dei melanomi più spessi.
Queste considerazioni sottolineano i rischi variabili associati ai melanomi pT1 e confermano la necessità di stabilire un percorso assistenziale adeguato a questo particolaresottotipo di pazienti, soprattutto in termini di monitoraggio a lungo termine.
Melanoma sottile metastatizzante
V. De Giorgi
09.30
G. Pellacani
La trasformazione di un nevo in un melanoma è un evento solitamente a lenta evoluzione, in quanto prevede a carico dei melanociti, una serie di modificazioni che comportano un aumento sia della proliferazione sia delle capacità di invasione del derma sottostante. Il rischio che un nevo evolva in melanoma non è tuttavia elevato. Il melanoma, infatti, insorge su un nevo melanocitico acquisito o congenito preesistente solo nel 22-57% dei casi; tale percentuale è maggiore in pazienti in età giovanile, che nel 50-60% dei casi sviluppano il melanoma su un preesistente nevo congenito gigante. Il fattore di rischio più importante correlato ad un maggior rischio di trasformazione dei nevi è costituito dall'esposizione solare intensa ed intermittente con ustioni solari severe soprattutto in età giovanile.
Dal punto di vista dermatoscopico verranno elencate le caratteristiche tipiche.
CHIUDI FINESTRADal punto di vista dermatoscopico verranno elencate le caratteristiche tipiche.
Melanoma su nevo preesistente
G. Pellacani
10.00
V. De Giorgi
Il melanoma cutaneo è una delle varietà di tumore umano più pericolose e resistenti alla terapia. In Europa, l'incidenza è attualmente di circa 10-25 casi ogni 100.000 abitanti. L'età media alla diagnosi è di 65 anni, ed è raramente riportata nei bambini, infatti si verifica prima dei 18 anni in meno dell'1% dei casi e rappresenta circa dall'1 al 3% di tutti i tumori pediatrici. Il melanoma pediatrico è definito come un melanoma che compare durante la crescita di un bambino prima dei 18 o 21 anni, secondo il cut-off utilizzato per definire l'età adulta. Nonostante si verifichi così raramente, il melanoma pediatrico è il tumore cutaneo maligno pediatrico più comune.
Le caratteristiche cliniche e dermoscopiche e il decorso clinico del melanoma pediatrico non sono stati ben identificati. Attualmente, la gestione e la diagnosi del melanoma pediatrico si basa sulle linee guida per adulti, poiché non sono disponibili raccomandazioni terapeutiche specifiche per i bambini. La caratteristica dermoscopica più comune del melanoma pediatrico è la presenza di striature/pseudopodi irregolari (74,36%). Nel valutare il numero totale di diversi criteri dermoscopia per lesione, il 64,1% delle valutazioni della lesione ha riconosciuto due caratteristiche dermoscopiche, il 20,5% ne ha identificate tre e il 15,4% delle valutazioni ne ha documentate quattro o più.
Nella relazione verranno affrontati tutti gli aspetti clinici e demoscopici tipici del melanoma pediatrico suggerendo quale potrebbe essere una chiave per la diagnosi dermoscopica di sospetto melanoma e consentendo di raggiungere una diagnosi precoce anche in questa fascia di età.
CHIUDI FINESTRALe caratteristiche cliniche e dermoscopiche e il decorso clinico del melanoma pediatrico non sono stati ben identificati. Attualmente, la gestione e la diagnosi del melanoma pediatrico si basa sulle linee guida per adulti, poiché non sono disponibili raccomandazioni terapeutiche specifiche per i bambini. La caratteristica dermoscopica più comune del melanoma pediatrico è la presenza di striature/pseudopodi irregolari (74,36%). Nel valutare il numero totale di diversi criteri dermoscopia per lesione, il 64,1% delle valutazioni della lesione ha riconosciuto due caratteristiche dermoscopiche, il 20,5% ne ha identificate tre e il 15,4% delle valutazioni ne ha documentate quattro o più.
Nella relazione verranno affrontati tutti gli aspetti clinici e demoscopici tipici del melanoma pediatrico suggerendo quale potrebbe essere una chiave per la diagnosi dermoscopica di sospetto melanoma e consentendo di raggiungere una diagnosi precoce anche in questa fascia di età.
Melanoma pediatrico
V. De Giorgi
10.30
Coffee break
11.00
G. Ferrara
Nell’approccio clinico-patologico alle neoplasie melanocitiche, è emerso negli ultimi anni che un gruppo di neoplasie non risponde né ai criteri di un ‘classico melanoma’ (a diffusione superficiale, su lentigo maligna, nodulare acrale) né a quelli di un ‘classico nevo’ (la controparte benigna delle classiche forme di melanoma). Queste neoplasie, dette ‘melanocitomi’ rappresentano un gruppo clinicopatologico disomogeneo, comprendente tumori di Spitz, tumori a cellule dendritiche, tumori simil-nevo profondo penetrante e tumori tipo melanocitoma epitelioide pigmentato. Poiché la genetica molecolare di queste neoplasie è solo parzialmente chiara, la correlazione clinico-aptoilogica può rappresentare un valido ausilio per l’inquadramento di casi dubbi
CHIUDI FINESTRANuove entità clinicopatologiche in patologia melanocitica
G. Ferrara
11.30
G. Pellacani
Il melanoma è stato definito “il grande simulatore” in ragione del fatto che possa presentarsi con morfologie non tipiche e che possa essere confuso con un elevato numero di altre cpndizioni dermatologiche sia benigne che maligne, inducendo il clinico a dover prestare attenzione anche a lesioni che possono a prima vista apparire banali.
D’altro canto si può però anche verificare la situazione diametralmente opposta, cioè che una lesione benigne assuma caratteri che a prima vista siano riconducibili ad un melanoma. In questo caso la dermoscopia rappresenta spesso un aiuto a porre una diagnosi differenziale utile ad evitare escissioni inutili, e, quando il dubbio ancora persiste, la microscopia confocale èm in grado di aumentare sia la precisione diagnostica che la confidenza del clinico.
Il più comune simulatore di melanoma, al di là delle lesioni melanocitarie stesse, quali i nevi atipici che sono la naturale controparte benigna, è rappresentato dala cheratosi seborroicha, soprattutto quando iperpigmentata o infiammata. Una attenta valutazione dei pattern dermoscopici, a primo acchito suggestivi di melanoma, può permettere di riconoscere la natura cheratinocitaria. Altro frequente simulatore è il basalioma pigmentato, che può non presentare con chiarezza i criteri tipici e pertanto indurre al sospetto di melanoma. Altri possibili simulatori sono i tumori cheratinizzanti pigmentati, quali la cheratosi attinica pigmentata ed il morbo di bowen/carcinoma in situ pigmentato. Più inusuale, ma da tenere presente, può rappresentare un simulatore di melanoma il dermatofibroma, soprattutto nelle fasi di sviluppo iniziale, in quanto può presentare vasi puntiformi centrali e mancare del segno clinico del dimpling, quindi imitiando anche alla dermoscopia un melanoma amelanotico, oppure nelle meno comuni forme di dermatofibroma aneurismatico ed emosiderotico, dve aree rosso-violacee o bluastre possono indurre al sospetto di un melanoma nodulare.
In conclusione, numerose lesioni cutanee benigne possono simulare un melanoma. L’attento esame dermoscopico permette in molti casi di definire la diagnosi corretta, rimanendo comunque la regola di biopsiare la lesione in caso di persistenza del dubbio.
CHIUDI FINESTRAD’altro canto si può però anche verificare la situazione diametralmente opposta, cioè che una lesione benigne assuma caratteri che a prima vista siano riconducibili ad un melanoma. In questo caso la dermoscopia rappresenta spesso un aiuto a porre una diagnosi differenziale utile ad evitare escissioni inutili, e, quando il dubbio ancora persiste, la microscopia confocale èm in grado di aumentare sia la precisione diagnostica che la confidenza del clinico.
Il più comune simulatore di melanoma, al di là delle lesioni melanocitarie stesse, quali i nevi atipici che sono la naturale controparte benigna, è rappresentato dala cheratosi seborroicha, soprattutto quando iperpigmentata o infiammata. Una attenta valutazione dei pattern dermoscopici, a primo acchito suggestivi di melanoma, può permettere di riconoscere la natura cheratinocitaria. Altro frequente simulatore è il basalioma pigmentato, che può non presentare con chiarezza i criteri tipici e pertanto indurre al sospetto di melanoma. Altri possibili simulatori sono i tumori cheratinizzanti pigmentati, quali la cheratosi attinica pigmentata ed il morbo di bowen/carcinoma in situ pigmentato. Più inusuale, ma da tenere presente, può rappresentare un simulatore di melanoma il dermatofibroma, soprattutto nelle fasi di sviluppo iniziale, in quanto può presentare vasi puntiformi centrali e mancare del segno clinico del dimpling, quindi imitiando anche alla dermoscopia un melanoma amelanotico, oppure nelle meno comuni forme di dermatofibroma aneurismatico ed emosiderotico, dve aree rosso-violacee o bluastre possono indurre al sospetto di un melanoma nodulare.
In conclusione, numerose lesioni cutanee benigne possono simulare un melanoma. L’attento esame dermoscopico permette in molti casi di definire la diagnosi corretta, rimanendo comunque la regola di biopsiare la lesione in caso di persistenza del dubbio.
I simulatori del melanoma
G. Pellacani
12.00
A. Di Stefani
Il termine “angioma” fu coniato da Virchow nel 1863, ma da allora è stato impiegato per descrivere lesioni congenite ed acquisite molto eterogenee tra loro, sia dal punto di vista clinico che strutturale ed evolutivo. Classificazioni inappropriate unite a tradizioni e fantasie popolari (“voglia di fragola”, “morso della cicogna”, “naso di Cyrano”...) hanno reso l’argomento ulteriormente confuso. Attualmente gli angiomi e le anomalie vascolari in genere vengono classificate secondo Mulliken e Glowacki e suddivise in due categorie principali: le malformazioni vascolari e i tumori vascolari. Le lesioni vascolari cutanee di solito vengono prontamente diagnosticati clinicamente, tuttavia includono uno spettro eterogeneo di entità talvolta difficili da identificare solo clinicamente. I criteri dermoscopici per le principali lesioni vascolari sono stati ampiamente descritti, e supportano la diagnosi nella maggior parte dei casi, evitando così procedure diagnostiche invasive non necessarie o trattamenti inappropriati. Tuttavia, i casi che presentano aspetti clinici/dermoscopici poco chiari possono richiedere l'uso di tecniche di imaging cutaneo più sofisticate e non invasive per escludere importanti diagnosi differenziali.
CHIUDI FINESTRANon tutte le fragole sono emangiomi
A. Di Stefani
12.30
P. Broganelli
La cute, come è noto, può ospitare un serie notevole di tumori cutanei primitivi. E' però talvolta possibile che questi, possano essere confusi co neoplasie di origine secondaria come le metastasi originate da tumori delle cute stessa o da altri organi. Tra le più frequenti vi sono le metastasi da melanoma, da carcinoma mammario o renale. L'ausilio della dermatoscopia è inconfutabile anche se raramente permette di attribuire l'origine del secondarismo. La presenza di pigmento è a favore di una natura melanocitaria ma il melanoma primitivo potrebbe non essere presente sulla cute, vuoi perchè autorisoltosi (melanoma occulto), vuoi perchè nato da melanociti extracutanei (occhio, orecchio interno, mucose interne).
CHIUDI FINESTRADermoscopia delle metastasi cutanee
P. Broganelli
13.00
G.L. Giovene
La Malattia di Bowen (MB) costituisce un particolare tipo di carcinoma a cellule squamose in situ.
La sua caratterizzazione dermoscopica, descritta per prima da Zalaudek e Coll nel 2004, ne permette il riconoscimento in modo relativamente agevole.
I principali clues della MB sono i vasi glomerulari o puntiformi arrangiati in clusters, associati a squame. I vasi, specie alla periferia della lesione, possono peraltro arrangiarsi anche linearmente.
Altri criteri sono le aree ipopigmentate prive di struttura e a volte – alla luce polarizzata – strutture cristalline.
La forma pigmentata, descritta dermoscopicamente per la prima volta da De Giorgi e Coll nel 2004, rappresenta meno del 2% dei casi di MB: si presenta in genere come una placca ben demarcata, piatta, desquamante, di colore brunastro, a lenta crescita.
Sebbene possa interessare ogni area del corpo, è più frequentemente osservata a livello delle fotosedi.
A livello dermoscopico, la presenza di punti/globuli marroni e/o grigi, arrangiati linearmente e di vasi glomerulari, in assenza dei classici criteri delle lesioni melanocitiche può essere di aiuto; tuttavia gli aspetti dermoscopici sono altamente variabili e l’istopatologia resta il gold standard diagnostico.
La diagnosi differenziale clinica include le lesioni melanocitarie benigne e maligne, il carcinoma basocellulare pigmentato, la cheratosi attinica pigmentata, la cheratosi seborroica pigmentata e la lentigo solare.
CHIUDI FINESTRALa sua caratterizzazione dermoscopica, descritta per prima da Zalaudek e Coll nel 2004, ne permette il riconoscimento in modo relativamente agevole.
I principali clues della MB sono i vasi glomerulari o puntiformi arrangiati in clusters, associati a squame. I vasi, specie alla periferia della lesione, possono peraltro arrangiarsi anche linearmente.
Altri criteri sono le aree ipopigmentate prive di struttura e a volte – alla luce polarizzata – strutture cristalline.
La forma pigmentata, descritta dermoscopicamente per la prima volta da De Giorgi e Coll nel 2004, rappresenta meno del 2% dei casi di MB: si presenta in genere come una placca ben demarcata, piatta, desquamante, di colore brunastro, a lenta crescita.
Sebbene possa interessare ogni area del corpo, è più frequentemente osservata a livello delle fotosedi.
A livello dermoscopico, la presenza di punti/globuli marroni e/o grigi, arrangiati linearmente e di vasi glomerulari, in assenza dei classici criteri delle lesioni melanocitiche può essere di aiuto; tuttavia gli aspetti dermoscopici sono altamente variabili e l’istopatologia resta il gold standard diagnostico.
La diagnosi differenziale clinica include le lesioni melanocitarie benigne e maligne, il carcinoma basocellulare pigmentato, la cheratosi attinica pigmentata, la cheratosi seborroica pigmentata e la lentigo solare.
Malattia di Bowen
G.L. Giovene
13.30
Fine dei lavori
15.00
P. Broganelli
E' noto che alcune affezioni dermatologiche riconoscano dei siti anatomici di predilezione e che questo rappresenti un valido aiuto per la diagnosi. Questo vale sicuramente per alcune patologie dell'areola mammaria dove, classicamente, si può presentare il morbo di Paget. Il semplice criterio topografico certamente non può essere sufficiente perchè molte altre patologie possono presentarsi occasionalmente in tale sede così come il morbo di Paget si localizza spesso in altre aree come la regione inguinale. Laddove la diagnosi clinica ha dei limiti che possono essere risolti soltanto dall'indagine istologica, le attuali tecniche di diagnostica per immagini offrono un importante spunto di riflessione allo scopo di orientare la diagnosi e, di conseguenza, la tipologia e la tempestività d'intervento. La letteratura ci offre alcune importanti casistiche ed analisi di pattern attraverso la dermatoscopia in epiluminescenza e la microscopia confocale.
CHIUDI FINESTRALesioni del capezzolo ed areola
P. Broganelli
15.30
S. Gasparini
Numerose neoformazioni possono interessare le diverse regioni del padiglione auricolare, elice, antielice, trago, antitrago, conca e lobo.
Anche se non esistono tumori specifici di questo distretto, gli aspetti clinici possono talvolta creare problemi di diagnosi differenziale tra lesioni benigne e maligne rendendo difficile una distinzione quantomai indispensabile ai fini della gestione terapeutica. Infatti, nel caso di una diagnosi di malignità, la gestione chirurgica in questa sede richiede spesso, a fronte di una radicalità escissionale, ricostruzioni plastiche anche complesse.
La dermoscopia, seppure talvolta ostacolata dalla anatomia di questa regione, può fornire elementi utili per la diagnosi e conseguentemente
guidare all’approccio terapeutico migliore.
Nel corso della relazione vengono presentati i quadri clinici e dermoscopici che possono indirizzare ad una diagnosi corretta delle neoformazioni comuni e meno comuni che interessano questo distretto.
CHIUDI FINESTRAAnche se non esistono tumori specifici di questo distretto, gli aspetti clinici possono talvolta creare problemi di diagnosi differenziale tra lesioni benigne e maligne rendendo difficile una distinzione quantomai indispensabile ai fini della gestione terapeutica. Infatti, nel caso di una diagnosi di malignità, la gestione chirurgica in questa sede richiede spesso, a fronte di una radicalità escissionale, ricostruzioni plastiche anche complesse.
La dermoscopia, seppure talvolta ostacolata dalla anatomia di questa regione, può fornire elementi utili per la diagnosi e conseguentemente
guidare all’approccio terapeutico migliore.
Nel corso della relazione vengono presentati i quadri clinici e dermoscopici che possono indirizzare ad una diagnosi corretta delle neoformazioni comuni e meno comuni che interessano questo distretto.
Lesioni dell’orecchio esterno
S. Gasparini
16.00
V. De Giorgi
La difficoltà diagnostica nelle lesioni cutanee e mucosali può essere amplificata anche da particolari regioni anatomiche come la regione genitale dove l’errore o il ritardo diagnostico è estremamente frequente.
Circa nel 18% delle donne che afferiscono ad un ambulatorio specialistico di patologia vulvare è possibile riscontrare una o più aree ipercromiche che interessano la mucosa, la semimucosa o la cute della vulva. Anche a livello della mucosa genitale maschile troviamo circa il 5 % dei pazienti presentano lesioni pigmentate. Il pigmento responsabile di tali alterazioni è generalmente la melanina, ma talvolta anche l’accumulo di altri pigmenti, soprattutto l’emoglobina in lesioni di natura vascolare, può essere in causa nel determinare aree ipercromiche diffuse e/o lesioni circoscritte.
Le problematiche di carattere diagnostico differenziale clinico fra lesioni pigmentate e non, benigne e maligne, con la conseguente necessità di una gestione terapeutica appropriata limitando al minimo le escissioni non necessarie senza correre il rischio di falsi negativi diagnostici rendono tale capitolo di particolare interesse per lo specialista.
In senso stretto, costituiscono il capitolo delle lesioni mucosali quelle neoformazioni ipercromiche singole o multiple, di origine melanocitaria o non melanocitaria, che si presentano come lesioni circoscritte ben differenziabili nei confronti della mucosa sana poichè di colorazione più marcata, spesso rilevate sul piano mucosale, a limiti netti, conseguenti a fenomeni di natura proliferativo-neoplastica.
Il ruolo della dermoscopia è diventato fondamentale per una gestione corretta di tali lesioni anche se non pigmentate. In questi casi l’analisi e la valutazione del colore presente nelle lesioni in generale risulta determinante.
CHIUDI FINESTRACirca nel 18% delle donne che afferiscono ad un ambulatorio specialistico di patologia vulvare è possibile riscontrare una o più aree ipercromiche che interessano la mucosa, la semimucosa o la cute della vulva. Anche a livello della mucosa genitale maschile troviamo circa il 5 % dei pazienti presentano lesioni pigmentate. Il pigmento responsabile di tali alterazioni è generalmente la melanina, ma talvolta anche l’accumulo di altri pigmenti, soprattutto l’emoglobina in lesioni di natura vascolare, può essere in causa nel determinare aree ipercromiche diffuse e/o lesioni circoscritte.
Le problematiche di carattere diagnostico differenziale clinico fra lesioni pigmentate e non, benigne e maligne, con la conseguente necessità di una gestione terapeutica appropriata limitando al minimo le escissioni non necessarie senza correre il rischio di falsi negativi diagnostici rendono tale capitolo di particolare interesse per lo specialista.
In senso stretto, costituiscono il capitolo delle lesioni mucosali quelle neoformazioni ipercromiche singole o multiple, di origine melanocitaria o non melanocitaria, che si presentano come lesioni circoscritte ben differenziabili nei confronti della mucosa sana poichè di colorazione più marcata, spesso rilevate sul piano mucosale, a limiti netti, conseguenti a fenomeni di natura proliferativo-neoplastica.
Il ruolo della dermoscopia è diventato fondamentale per una gestione corretta di tali lesioni anche se non pigmentate. In questi casi l’analisi e la valutazione del colore presente nelle lesioni in generale risulta determinante.
Lesioni delle mucose
V. De Giorgi
16.30
P. Broganelli
La conoscenza delle modalità di presentazione delle neoplasie cutanee sulla base della loro sede topografica rappresenta un elemento essenziale della semeiotica clinico-dermoscopica. E’ noto da sempre che ogni area corporea determina peculiari caratteri morfologici la cui conoscenza è determinante per la diagnosi. Il volto e il cuoio capelluto, le sedi plantari e palmari, l’area interscapolare, glutei e mammelle, le mucose e le semimucose, sono alcuni esempi di localizzazioni che determinano patterns peculiari.
A questo vanno aggiunte le aree di transizione tra una e l’altra.
Verranno presentati numerosi casi corredati dai dati bibliografici inerenti a tale argomento, in persone di entrambe I sessi, in età compresa tra I 3 e I 75 anni, valutati clinicamente e, in alcuni casi, istologicamente.
CHIUDI FINESTRAA questo vanno aggiunte le aree di transizione tra una e l’altra.
Verranno presentati numerosi casi corredati dai dati bibliografici inerenti a tale argomento, in persone di entrambe I sessi, in età compresa tra I 3 e I 75 anni, valutati clinicamente e, in alcuni casi, istologicamente.
Lesioni in aree di transizione
P. Broganelli
17.00
S. Gasparini
Diverse neoformazioni benigne o maligne, di natura melanocitaria e non, possono insorgere a livello dell’apparato ungueale provocando alterazioni distrofiche e di colore della lamina.
La dermoscopia di questa regione è stata inizialmente utilizzata solo nella valutazione delle bande pigmentate dell’unghia, ma ora è ampiamente impiegata per la valutazione di molte patologie dell’apparato ungueale, compresi i tumori non melanocitari.
La maggior parte delle neoplasie dell'apparato ungueale ha aspetti clinici, decorso e comportamenti biologici diversi rispetto a tumori simili localizzati in altri distretti cutanei. Alcuni di questi tumori sono specifici dell'apparato ungueale, come l'onicomatricoma.
La nostra rassegna interessa i tumori dell'unghia comuni e meno comuni, da quelli benigni al tumore maligno più frequente, il carcinoma a cellule squamose, il grande simulatore.
Nella presentazione verranno illustrati i criteri dermoscopici utili a perfezionare la diagnosi clinica ed a guidare nella gestione del trattamento delle diverse neoformazioni.
CHIUDI FINESTRALa dermoscopia di questa regione è stata inizialmente utilizzata solo nella valutazione delle bande pigmentate dell’unghia, ma ora è ampiamente impiegata per la valutazione di molte patologie dell’apparato ungueale, compresi i tumori non melanocitari.
La maggior parte delle neoplasie dell'apparato ungueale ha aspetti clinici, decorso e comportamenti biologici diversi rispetto a tumori simili localizzati in altri distretti cutanei. Alcuni di questi tumori sono specifici dell'apparato ungueale, come l'onicomatricoma.
La nostra rassegna interessa i tumori dell'unghia comuni e meno comuni, da quelli benigni al tumore maligno più frequente, il carcinoma a cellule squamose, il grande simulatore.
Nella presentazione verranno illustrati i criteri dermoscopici utili a perfezionare la diagnosi clinica ed a guidare nella gestione del trattamento delle diverse neoformazioni.
Lesioni ungueali
S. Gasparini
17.30
Coffee break
18.00
E. Errichetti
L’uso della dermoscopia in età pediatrica è classicamente riconducibile primariamente alla valutazione di lesioni melanocitiche spitzoidi e congenite. Tuttavia, l’affermazione dell’esame dermoscopico nel campo della dermatologia generale ha implementato l’utilizzo in tal senso anche nella popolazione pediatrica, ove spesso eseguire un esame bioptico può porre delle problematiche di rilievo. Nella presentazione verranno discussi gli usi più comuni della dermoscopia delle malattie non tumorali nella popolazione pediatrica.
CHIUDI FINESTRADermoscopia in dermatologia generale in età pediatrica
E. Errichetti
18.30
A. Di Stefani
Negli ultimi anni, oltre alla sua fondamentale applicazione nella diagnosi differenziale delle lesioni pigmentate cutanee, la dermoscopia è stata impiegata anche per lo studio di lesioni non pigmentate, sia di natura tumorale che di natura infiammatoria ed infettiva. Questa nuova possibilità è dovuta essenzialmente alla sua capacità di permettere la valutazione ed il riconoscimento di strutture vascolari e/o di evidenziare altre sottili ed a volte peculiari caratteristiche non evidenziabili ad occhio nudo. In questa relazione verrà presentata e discussa una casistica di patologie di natura infettiva (quali scabbia, pediculosi, lupus vulgaris, leishmaniasi, tungiasi, verruche volgari e genitali, molluschi contagiosi, tinea nigra e altre infezioni cutanee meno comuni). In particolar modo si vuole sottolineare il ruolo di ausilio e/o conferma diagnostica che può assumere l’esame dermoscopico in queste condizioni, per nulla alternativo all’esame clinico ma assolutamente integrativo ed inoltre alla sua eventuale utilità nel monitoraggio terapeutico (per verificare la risposta alla terapia nel tempo e/o la diagnosi precoce di recidiva).
CHIUDI FINESTRAPresenze inquietanti: infettivoscopia 2.0
A. Di Stefani
19.00
Fine dei lavori
#Giorno 3
Sabato 23
SETTEMBRE
SETTEMBRE
9.00
D. Piccolo
La cicatrice è un tessuto fibroso che si forma per riparare una lesione, (patologica o traumatica) ed è dovuta alla proliferazione del derma e dell’epidermide, le cicatrici non si rimarginano come le ferite normali, ma lasciano un segno sulla pelle.
Nel processo di cicatrizzazione si possono presentare alterazioni: per eccesso (cicatrice ipertrofica) o per difetto (cicatrice atrofica). Nella cicatrice ipertrofica, il tessuto si forma in grande quantità rimanendo poi sempre rilevato e dolente.
Il trattamento delle cicatrici rappresenta uno degli scogli maggiori per medici e pazienti. Il razionale di ogni trattamento dovrebbe prevedere la sostituzione del tessuto cicatriziale con un nuovo tessuto rigenerativo. La scelta del trattamento più opportuno non può prescindere da un'attenta valutazione clinica e dermatoscopica della cicatrice. L'esame obbiettivo consente di valutare forma, consistenza, volume e grado di infiltrazione.
Quello dermatoscopico di evidenziare la presenza eventuale di vasi all'interno della cicatrice stessa o la presenza di pigmentazione. Se la cicatrice presenta dei vasi all'interno, responsabili spesso dell’ipertrofia e delle eventuali recidive dopo i trattamenti, bisogna necessariamente prendere in considerazione la possibilità di trattarla, almeno in prima battuta, con un laser vascolare (in particolare il Dye) o con una luce pulsata intensificata (normale o rodaminata). Lo scopo è quello di provare a chiudere l'apporto vascolare della cicatrice e la conseguenza dovrebbe essere una diminuzione del volume e della consistenza del cheloidi o della cicatrice ipertrofica. L’eventuale presenza di pigmento all’interno della cicatrice o nel caso di un tatuaggio traumatico (ben evidenziabili con la dermatoscopia) si provvederà prima al trattamento dello stesso con un laser Nd:Yag Q- Switched. Le cicatrici atrofiche o quelle acneiche si avvalgono invece del trattamento con laser CO2 ablativo frazionale, la radiofrequenza ad aghi o needling meglio se seguiti da infiltrazioni di acido ialuronico a basso peso molecolare. Anche in questo caso la dermatoscopia può meglio evidenziare collaretti fibrotici delle cicatrici e la profondità delle stesse.
CHIUDI FINESTRANel processo di cicatrizzazione si possono presentare alterazioni: per eccesso (cicatrice ipertrofica) o per difetto (cicatrice atrofica). Nella cicatrice ipertrofica, il tessuto si forma in grande quantità rimanendo poi sempre rilevato e dolente.
Il trattamento delle cicatrici rappresenta uno degli scogli maggiori per medici e pazienti. Il razionale di ogni trattamento dovrebbe prevedere la sostituzione del tessuto cicatriziale con un nuovo tessuto rigenerativo. La scelta del trattamento più opportuno non può prescindere da un'attenta valutazione clinica e dermatoscopica della cicatrice. L'esame obbiettivo consente di valutare forma, consistenza, volume e grado di infiltrazione.
Quello dermatoscopico di evidenziare la presenza eventuale di vasi all'interno della cicatrice stessa o la presenza di pigmentazione. Se la cicatrice presenta dei vasi all'interno, responsabili spesso dell’ipertrofia e delle eventuali recidive dopo i trattamenti, bisogna necessariamente prendere in considerazione la possibilità di trattarla, almeno in prima battuta, con un laser vascolare (in particolare il Dye) o con una luce pulsata intensificata (normale o rodaminata). Lo scopo è quello di provare a chiudere l'apporto vascolare della cicatrice e la conseguenza dovrebbe essere una diminuzione del volume e della consistenza del cheloidi o della cicatrice ipertrofica. L’eventuale presenza di pigmento all’interno della cicatrice o nel caso di un tatuaggio traumatico (ben evidenziabili con la dermatoscopia) si provvederà prima al trattamento dello stesso con un laser Nd:Yag Q- Switched. Le cicatrici atrofiche o quelle acneiche si avvalgono invece del trattamento con laser CO2 ablativo frazionale, la radiofrequenza ad aghi o needling meglio se seguiti da infiltrazioni di acido ialuronico a basso peso molecolare. Anche in questo caso la dermatoscopia può meglio evidenziare collaretti fibrotici delle cicatrici e la profondità delle stesse.
Utilità della dermoscopia nella scelta del trattamento delle cicatrici ipertrofiche e cheloidee
D. Piccolo
9.30
E. Errichetti
L’utilizzo della dermoscopia nella diagnosi delle malattie infiammatorie cutanee si è rivelato essere di grande aiuto, semplificando in maniera significativa l’attività quotidiana del dermatologo. Tuttavia, l’indagine dermoscopica in queste condizioni può nascondere delle insidie che possono ridurre la sua utilità. In questa presentazione verranno discussi i più frequenti pitfall dell’inflammoscopia e possibili suggerimenti per ottimizzare il suo utilizzo.
CHIUDI FINESTRAInflammoscopia: insidie e suggerimenti
E. Errichetti
10.00
D. Piccolo
La dermoscopia è una metodica fondamentale per migliorare l’accuratezza diagnostca del melanoma cutaneo. Negli ultmi anni tale tecnica si è rivelata importante anche in altre patologie cutanee anche di tpo infetvo o infammatorie quali per esempio la scabbia e la psoriasi. Alcuni Autori hanno dimostrato come la dermoscopia possa essere di notevole ausilio anche nel monitoraggio di terapie cutanee come l’imiquimod. L’utlizzo delle sorgent laser e della luce pulsata in campo dermatologico ha consentto di otenere important risultat sia dal punto di vista estetco che funzionale.
Con la dermoscopia è possibile valutare l’esito di un eventuale tratamento efetuato con tali apparecchiature e prevedere anche l’eventuale buona riuscita dello stesso. La scomparsa immediata di un vaso o il viraggio di colore dello stesso dopo un tratamento laser o luce pulsata è molto ben evidenziabile con l’esame dermoscopico e serve per dimostrare l’eventuale raggiungimento del bersaglio da tratare. Anche eventuali recidive possono essere precocemente evidenziate mediante la dermoscopia.
CHIUDI FINESTRACon la dermoscopia è possibile valutare l’esito di un eventuale tratamento efetuato con tali apparecchiature e prevedere anche l’eventuale buona riuscita dello stesso. La scomparsa immediata di un vaso o il viraggio di colore dello stesso dopo un tratamento laser o luce pulsata è molto ben evidenziabile con l’esame dermoscopico e serve per dimostrare l’eventuale raggiungimento del bersaglio da tratare. Anche eventuali recidive possono essere precocemente evidenziate mediante la dermoscopia.
Dermoscopia e Laser
D. Piccolo
10.30
E. Errichetti
L’osservazione dermoscopica ha completamente cambiato il modo di fare diagnosi in dermatologia, facilitando il riconoscimento di numerose patologie, tumorali e non, grazie all’evidenziazione di reperti non visibili all’esame clinico ad occhio nudo. Sebbene siano numerosi gli studi sulla dermoscopia pubblicati nel corso degli ultimi decenni, vi è una carenza di articoli riguardanti l’uso del dermoscopio nella cute di colore, ove la diagnosi clinica è spesso ancora più difficile. Pertanto, negli ultimi anni si è cercato di colmare questo gap e nuove evidenza sono state pubblicate. Nella presentazione verranno discusse le principali novità sul tema.
CHIUDI FINESTRADermoscopia nella cute di colore
E. Errichetti
11.00
Coffee break
11.30
V. Cirfera
E’ indubbio che l’omissione o il ritardo diagnostico inerente il melanoma, possa avere dei risvolti medico-legali, sia dal punto di vista civilistico che penalistico, mediante la contestazione di uno o più profili di responsabilità professionale.
Dal punto di vista semantico il termine responsabilità è di origine anglosassone e si presta a molti significati tra i quali spicca quello della condizione di un soggetto colpevole di una negligenza o cosciente contravventore di una norma giuridica, di un obbligo o di un dovere ben compreso e meritevole di una sanzione come conseguenza di un suo atto commissivo od omissivo .
Nel linguaggio comune, il termine "responsabilità" indica il dovere e/o l’obbligo di "rispondere congruamente” o rendere ragione in prima persona del proprio operato e delle proprie azioni, al di là se esse abbiano comportato o meno un effetto negativo e dannoso e in ultima analisi la consapevolezza di un impegno assunto e delle sue conseguenze morali e giuridiche Di fatto il concetto di responsabilità può essere sinonimo di consapevolezza di un impegno assunto e delle sue conseguenze morali e giuridiche. In termini medico - legali il concetto assume una connotazione negativa ed è espressione di una condotta errata dell’operatore, che è ritenuto colpevole di aver arrecato un danno, sia in un contesto contrattuale che extracontrattuale. Sotto questo punto di vista, la colpa si configura come il prodotto peggiore della responsabilità.
L’autore presenterà uno o più casi di “real life”
CHIUDI FINESTRADal punto di vista semantico il termine responsabilità è di origine anglosassone e si presta a molti significati tra i quali spicca quello della condizione di un soggetto colpevole di una negligenza o cosciente contravventore di una norma giuridica, di un obbligo o di un dovere ben compreso e meritevole di una sanzione come conseguenza di un suo atto commissivo od omissivo .
Nel linguaggio comune, il termine "responsabilità" indica il dovere e/o l’obbligo di "rispondere congruamente” o rendere ragione in prima persona del proprio operato e delle proprie azioni, al di là se esse abbiano comportato o meno un effetto negativo e dannoso e in ultima analisi la consapevolezza di un impegno assunto e delle sue conseguenze morali e giuridiche Di fatto il concetto di responsabilità può essere sinonimo di consapevolezza di un impegno assunto e delle sue conseguenze morali e giuridiche. In termini medico - legali il concetto assume una connotazione negativa ed è espressione di una condotta errata dell’operatore, che è ritenuto colpevole di aver arrecato un danno, sia in un contesto contrattuale che extracontrattuale. Sotto questo punto di vista, la colpa si configura come il prodotto peggiore della responsabilità.
L’autore presenterà uno o più casi di “real life”
Quando "perdi" un melanoma: aspetti medico legali
V. Cirfera
12.00
G. Ferranti
La correlazione tra la dermoscopia e l’istopatologia è una realtà ormai acquisita.
Se è vero che la gran parte dei quadri dermoscopici hanno uno stretto equivalente isto-patologico, è vero anche il contrario, e cioè che molti parametri isto-patologici hanno un correlato dermoscopico.
Appare quindi indispensabile che il dermatologo abbia alcune nozioni di dermatopatologia, ma è INDISPENSABILE che il dermatopatologo conosca a fondo la dermatoscopia.
Esistono dei quadri dermoscopici quasi diagnostici per alcune patologie, come d’altronde ci sono quadri isto-patologici inequivocabili.
Tuttavia, non è rarissimo osservare quadri dermoscopici fortemente dubbi che, spesso, corrispondono ad aspetti isto-patologici di difficile interpretazione.
Per tale ragione, sarebbe estremamente utile che dermatopatologo descriva al meglio il quadro isto-patologico anche in riferimento ad aspetti puramenti morfologici che cerchino di descrivere in modo compiuto i parametri morfologici verosimilmente osservati dallo specialista dermatologo (ad es. rappresentare il profilo della lesione, ovvero dettagli secondari quali la presenza di follicolite).
In tal modo, in casi particolarmente complessi, il dermatologo ha tutti gli strumenti per indirizzare il patologo e suggerire ulteriori diagnosi differenziali.
In tal modo le possibilità di errore si riducono al minimo e dalla stretta collaborazione tra patologo e clinico scaturire la diagnosi adeguata al paziente.
CHIUDI FINESTRASe è vero che la gran parte dei quadri dermoscopici hanno uno stretto equivalente isto-patologico, è vero anche il contrario, e cioè che molti parametri isto-patologici hanno un correlato dermoscopico.
Appare quindi indispensabile che il dermatologo abbia alcune nozioni di dermatopatologia, ma è INDISPENSABILE che il dermatopatologo conosca a fondo la dermatoscopia.
Esistono dei quadri dermoscopici quasi diagnostici per alcune patologie, come d’altronde ci sono quadri isto-patologici inequivocabili.
Tuttavia, non è rarissimo osservare quadri dermoscopici fortemente dubbi che, spesso, corrispondono ad aspetti isto-patologici di difficile interpretazione.
Per tale ragione, sarebbe estremamente utile che dermatopatologo descriva al meglio il quadro isto-patologico anche in riferimento ad aspetti puramenti morfologici che cerchino di descrivere in modo compiuto i parametri morfologici verosimilmente osservati dallo specialista dermatologo (ad es. rappresentare il profilo della lesione, ovvero dettagli secondari quali la presenza di follicolite).
In tal modo, in casi particolarmente complessi, il dermatologo ha tutti gli strumenti per indirizzare il patologo e suggerire ulteriori diagnosi differenziali.
In tal modo le possibilità di errore si riducono al minimo e dalla stretta collaborazione tra patologo e clinico scaturire la diagnosi adeguata al paziente.
Quando la dermoscopia aiuta la diagnosi istologica
V. Cirfera
12.30
F. Osti
La psoriasi è una malattia infiammatoria cronica di cui in Italia soffre quasi il 3% della popolazione. Il 90% di queste persone soffre di forme lievi moderate che, secondo le linee guida attualmente vigenti, beneficiano di trattamenti topici. Attualmente l’offerta farmaceutica prevede topici emollienti e farmaci topici analoghi della vitamina D, retinoidi, catrame, antralina e corticosteroidi o combinazioni fisse di corticosteroide e analoghi della vitamina D.
La vitamina D e suoi analoghi sono ritenuti in grado di fornire effetti ipoproliferativi sulle cellule epidermiche e normalizzare i cheratinociti. Il calcipotriolo 0,005% (disponibile attualmente sotto forma di unguento, crema o soluzione) è indicato per il trattamento della psoriasi a placche, del cuoio capelluto e delle unghie, sia come monoterapia sia come terapia in associazione con corticosteroidi topici, e si è dimostrato in grado di agire sulle lesioni riducendone lo spessore e la desquamazione.
Molti dei sovra citati farmaci topici sono difficili da formulare a causa della scarsa solubilità, stabilità chimica o scarsa penetrazione attraverso gli strati cutanei. Di conseguenza i formulatori sono spesso costretti a sacrificare la gradevolezza cosmetica del prodotto, ricorrendo a sistemi anidri per superare queste sfide formulate.
Questo mal si concilia con le esigenze dei pazienti che prediligono le creme acquose, facilmente applicabili e di rapido assorbimento. Finora queste formulazioni si sono mostrate, seppur più gradevoli, meno efficaci rispetto ad altre formulazioni in commercio. Si percepiva quindi la necessità di un veicolo che combinasse tollerabilità, gradevolezza ed efficacia.
Durante la relazione verrà illustrata l’esperienza nell’utilizzo di un nuovo topico a base di calcipotriolo e betametasone in un innovativo sistema di rilascio denominato PAD Technology che consente una maggiore gradevolezza ed efficacia alla formulazione mantenendone la tollerabilità.
CHIUDI FINESTRALa vitamina D e suoi analoghi sono ritenuti in grado di fornire effetti ipoproliferativi sulle cellule epidermiche e normalizzare i cheratinociti. Il calcipotriolo 0,005% (disponibile attualmente sotto forma di unguento, crema o soluzione) è indicato per il trattamento della psoriasi a placche, del cuoio capelluto e delle unghie, sia come monoterapia sia come terapia in associazione con corticosteroidi topici, e si è dimostrato in grado di agire sulle lesioni riducendone lo spessore e la desquamazione.
Molti dei sovra citati farmaci topici sono difficili da formulare a causa della scarsa solubilità, stabilità chimica o scarsa penetrazione attraverso gli strati cutanei. Di conseguenza i formulatori sono spesso costretti a sacrificare la gradevolezza cosmetica del prodotto, ricorrendo a sistemi anidri per superare queste sfide formulate.
Questo mal si concilia con le esigenze dei pazienti che prediligono le creme acquose, facilmente applicabili e di rapido assorbimento. Finora queste formulazioni si sono mostrate, seppur più gradevoli, meno efficaci rispetto ad altre formulazioni in commercio. Si percepiva quindi la necessità di un veicolo che combinasse tollerabilità, gradevolezza ed efficacia.
Durante la relazione verrà illustrata l’esperienza nell’utilizzo di un nuovo topico a base di calcipotriolo e betametasone in un innovativo sistema di rilascio denominato PAD Technology che consente una maggiore gradevolezza ed efficacia alla formulazione mantenendone la tollerabilità.
Discussione
G. Ferranti
12.45
S. Gasparini
La dermoscopia è una metodica non invasiva in grado di migliorare l’accuratezza diagnostica nei confronti del melanoma e delle neoplasie cutanee in genere.
Grazie alla realizzazione e diffusione di corsi e seminari specifici per la metodica è diffusa tra i dermatologi di tutto il mondo.
Gli specialisti che utilizzano di routine la demoscopia nella pratica clinica sentono sempre più la necessità di confrontarsi con situazioni clinico/dermoscopiche complesse o di difficile gestione.
La capacità di valutazione e di conseguenza il corretto management delle lesioni sottoposte ad indagine dermoscopica sono strettamente correlati all’addestramento ed al livello di esperienza dell’operatore. Di qui l’importanza, per gli utilizzatori della metodica, di partecipare a corsi teorico-pratici avanzati di demoscopia rivolti a soddisfare la necessità di affinare le proprie capacità diagnostiche e gestionali mediante percorsi clinici simulati.
Le conclusioni diagnostiche rappresentano il momento cruciale dell’esame dermoscopico.
Nella pratica clinica gli interrogativi cui rispondere rapidamente e correttamente sono: tipico o atipico, benigno o maligno? Monitorare o asportare? Dietro ogni lesione può celarsi l’insidia, il dubbio interpretativo che condiziona inevitabilmente le scelte strategiche finali.
CHIUDI FINESTRAGrazie alla realizzazione e diffusione di corsi e seminari specifici per la metodica è diffusa tra i dermatologi di tutto il mondo.
Gli specialisti che utilizzano di routine la demoscopia nella pratica clinica sentono sempre più la necessità di confrontarsi con situazioni clinico/dermoscopiche complesse o di difficile gestione.
La capacità di valutazione e di conseguenza il corretto management delle lesioni sottoposte ad indagine dermoscopica sono strettamente correlati all’addestramento ed al livello di esperienza dell’operatore. Di qui l’importanza, per gli utilizzatori della metodica, di partecipare a corsi teorico-pratici avanzati di demoscopia rivolti a soddisfare la necessità di affinare le proprie capacità diagnostiche e gestionali mediante percorsi clinici simulati.
Le conclusioni diagnostiche rappresentano il momento cruciale dell’esame dermoscopico.
Nella pratica clinica gli interrogativi cui rispondere rapidamente e correttamente sono: tipico o atipico, benigno o maligno? Monitorare o asportare? Dietro ogni lesione può celarsi l’insidia, il dubbio interpretativo che condiziona inevitabilmente le scelte strategiche finali.
"A voi la diagnosi" Correzione del quiz interettivo e premiazione finale
S. Gasparini
13.10
Conclusione dei lavori
LA LOCATION
Best Western Hotel Quattrotorri
Centro congressi Perugia
Potente centro etrusco e poi importante città medievale, Perugia custodisce amorevolmente tracce preziose dei suoi luminosi periodi storici. Oggi è capoluogo amministrativo delle regione Umbria, meta culturale e turistica di rilievo e prestigiosa sede della Università degli Studi da oltre 700 anni. La storica Accademia di Belle Arti, il Conservatorio musicale e la sua Università per Stranieri, con studenti provenienti da tutto il mondo, ne definiscono la spiccata vocazione internazionale. Brillante e vivace culturalmente e socialmente, Perugia è città piena di “segreti” da svelare: il suggerimento è di esplorarla con curiosità per godere a pieno l’emozione e il fascino della scoperta.
Il Dermoscopy Forum 2023 si terrà in un’unica edizione nella bellissima città di Perugia, presso il prestigioso Best Western Hotel Quattrotorri.
A pochi minuti di auto dal centro storico di Perugia, il Best Western Hotel Quattrotorri Perugia si trova nell’area commerciale di Perugia, comoda da raggiungere dal vicino raccordo autostradale e di fronte alla stazione ferroviaria di Ellera-Corciano.
Ospitalità a 4 stelle con oltre 100 camere dotate di ogni moderno comfort.
Il Centro Congressi è il luogo ideale dove organizzare meeting e congressi a Perugia: dispone di di 16 sale riunioni ed un auditorium in grado di contenere fino a 600 persone.
Sale modulabili con possibilità di open space di 700 mq, ideale per spazi espositivi e banchetti fino a 800 persone.
Il Ristorante “Il Vizio”, con cucina a vista, rinomato per servire specialità umbre e Sushi di qualità in un ambiente curato ed elegante.
“Il Vizio” Concepisce la cucina come un viaggio, che conduce i nostri ospiti alla scoperta e alla conoscenza di nuovi sapori. Un’esperienza immersiva elegante, visiva e di gusto. Fortemente radicati al territorio, riccorono soltanto a materie prime freschissime e di alta qualità, cucinate con tecniche orientali che ne preservano e rispettano equilibrio e purezza.
Un nuovo stile di cucina contaminata in grado di superare il tradizionale concetto di fusion.
Il luogo ideale per un piacevole evento di alto valore professionale.
A pochi minuti di auto dal centro storico di Perugia, il Best Western Hotel Quattrotorri Perugia si trova nell’area commerciale di Perugia, comoda da raggiungere dal vicino raccordo autostradale e di fronte alla stazione ferroviaria di Ellera-Corciano.
Ospitalità a 4 stelle con oltre 100 camere dotate di ogni moderno comfort.
Il Centro Congressi è il luogo ideale dove organizzare meeting e congressi a Perugia: dispone di di 16 sale riunioni ed un auditorium in grado di contenere fino a 600 persone.
Sale modulabili con possibilità di open space di 700 mq, ideale per spazi espositivi e banchetti fino a 800 persone.
Il Ristorante “Il Vizio”, con cucina a vista, rinomato per servire specialità umbre e Sushi di qualità in un ambiente curato ed elegante.
“Il Vizio” Concepisce la cucina come un viaggio, che conduce i nostri ospiti alla scoperta e alla conoscenza di nuovi sapori. Un’esperienza immersiva elegante, visiva e di gusto. Fortemente radicati al territorio, riccorono soltanto a materie prime freschissime e di alta qualità, cucinate con tecniche orientali che ne preservano e rispettano equilibrio e purezza.
Un nuovo stile di cucina contaminata in grado di superare il tradizionale concetto di fusion.
Il luogo ideale per un piacevole evento di alto valore professionale.
TESTIMONIANZE
- Perché partecipare ai meetings di Gubbio? Professionalità e simpatia sono ingredienti fantastici per il successo di un buon corso! La disponibilità dei relatori è superlativa e il loro impegno è sempre più convincente e contagioso.
Dr.ssa Maria Grazia Aragone
- Partecipare al Meeting di Gubbio è sempre un'esperienza particolarmente formativa per la professione del dermatologo. È un momento cruciale di aggiornamento teorico e soprattutto pratico per tutti coloro che quotidianamente utilizzano la dermatoscopia.
Dr. Alessandro Martella
- Partecipo al Master di dermatoscopia di Gubbio dal 2000. Nel corso degli anni, non ho mai saltato un appuntamento, perché la dermatoscopia è una branca in continua evoluzione e mai ripetitiva, così come gli stessi incontri di Gubbio, sempre aggiornati ed organizzati annualmente con estrema professionalità ed impegno.
Dr.ssa Maria Sterpeta Prascina
- Ogni volta ritorno nel mio studio con qualcosa di nuovo. Il Dermoscopyforum di Gubbio è per me tappa fondamentale del mio programma di aggiornamento annuale.
Dr. Carlo Alberto Cagalli
- Parlare di Gubbio è parlare di Dermoscopia con la D maiuscola: raccontarne l'esperienza significa ripercorrere una parte della nostra vita umana e professionale, segnare il traguardo di quindici anni di un evento unico nel suo genere. Con un briciolo di malinconia e tenerezza ritrovare gli antichi entusiasmi, i primi passi nell'uso del dermoscopio, i dubbi, le chiacchierate, le appassionate discussioni anche dopo il congresso, a cena.
Dr.ssa Lucia Villa
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